La deculturazione
In etnologia, termine con cui si indica il
processo distruttivo di una cultura
da parte di una cultura dominante, operato tramite l'imposizione di modelli
culturali, modi di vita, tecnologie diverse. Ciò può avvenire forzatamente,
spesso accompagnato da vero e proprio etnocidio e genocidio, in seguito all'occupazione di un
territorio da parte di popolazioni straniere, o alla dispersione e
frammentazione di un popolo operata dai conquistatori. Meno immediata, ma più
devastante, è la deculturazione prodottasi in seguito all'egemonia culturale
esercitata, anche indirettamente, da un popolo tramite la sua superiorità
economica e tecnologica, mediata dall'affermazione di un più vantaggioso modo
di vita materiale. Tipico esempio di deculturazione imposta con la violenza è
quello degli Indiani del Nordamerica, sradicati dalle
proprie terre, perseguitati, decimati e costretti a mutare le proprie abitudini
confinati in “riserve” il più delle volte improduttive; va segnalato, tuttavia,
che l'opposizione a un processo di deculturazione seppur latente è sempre molto
profonda, come appare dimostrato proprio dagli Indiani che, in questi ultimi
decenni, hanno rilanciato i valori tradizionali della propria cultura,
evidentemente non definitivamente cancellata. Analoga è la situazione degli Aborigeni australiani, dei Boscimani e di numerosi gruppi etnici indios
sudamericani. Diversa è la situazione delle popolazioni africane, asiatiche ed
europee che hanno conosciuto più volte, in passato e anche in epoca recente,
processi di deculturazione più o meno transitori; in effetti, queste
popolazioni hanno potuto elaborare diversi nuovi canoni culturali, adattando la
propria cultura ancestrale ai nuovi canoni imposti dall'esterno e dai popoli
conquistatori, trovando il più delle volte un nuovo originale equilibrio.
L'elaborazione di nuovi modelli culturali stabili richiede, però, molto tempo
per assimilare quanto di positivo vi è in un sistema di vita più “ricco”
tecnologicamente ed economicamente, onde evitare la deculturazione, così come
avvenuto in passato dopo il crollo delle grandi civiltà classiche in Europa e
in Asia. Se ciò non è possibile perché l'egemonia culturale vincente s'impone
con rapidità, il processo di deculturazione di un popolo provocherà, anche in
assenza di una dominazione diretta, profonde lacerazioni sociali, perdita dei
valori di solidarietà umana, irrigidimenti in difesa dei particolarismi locali,
instabilità politico-economica, crollo dei valori morali ed etici e, infine,
l'instaurarsi di un sempre più acuto conflitto internazionale, così come
avvenuto per vari gruppi etnici australomelanesiani, sudamericani e africani.
Il raggiungimento di un nuovo e diverso equilibrio culturale, che seguirà
questo processo di deculturazione, sarà quindi molto più difficile e complesso,
con sbocchi del tutto imprevedibili anche alla luce delle più sofisticate
dottrine sociologiche e politiche.
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